È stata pubblicata sulla rivista scientifica Science of the Total Environment un articolo a firma di alcuni studiosi dell’Università di Pisa e dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR d Pisa. L’articolo riguarda la valutazione del disturbo provocato dal rumore e dalle vibrazioni prodotti da traffico ferroviario a Pisa e analizza le risposte di un campione di cittadini abitanti nei pressi della infrastruttura correlandole con i livelli di esposizione.
Un’infrastruttura ferroviaria cittadina tipicamente comprende anche depositi, stazioni, aree per il lavaggio, scali in cui avviene lo smistamento dei treni e la formazione dei convogli. Tutte queste sorgenti producono rumori che si sommano a quello tipico dovuto ai transiti. I modelli matematici finora utilizzati a livello comunitario per descrivere il rumore a cui è soggetta la popolazione e che consentono di produrre mappe acustiche strategiche non prendono in considerazione queste sorgenti di rumore.
Tuttavia, con la Direttiva della Commissione (UE) 2015/996 è stata approvata una nuova metodologia che tiene conto dei risultati del Progetto Cnossos-EU, avviato nel 2008 per standardizzare le procedure per quantificare l’esposizione al rumore in tutti gli Stati Membri.
Il nuovo metodo di calcolo Cnossos-EU, che invita a considerare anche i depositi, le aree carico/scarico, le stazioni, i fischi, gli altoparlanti, ecc. come fonti di rumore, entrerà in vigore dal 2018 e dalla sua piena e corretta applicazione ci si aspetta un netto miglioramento nella precisione delle mappe acustiche urbane.
Lo studio presentato nell’articolo fa parte del progetto SERA-FA (Studio degli Effetti di Rumore Ambientale: Ferrovia e Antropico) che è un’estensione della Progetto SERA (Studio sugli effetti del rumore aeroportuale).
L’esposizione al rumore è stata calcolata sulla base di due campagne di misura svoltesi nell’area urbana di Pisa nel 2014 e 2015, durante le quali è stata realizzata una caratterizzazione delle sorgenti del rumore ferroviario non convenzionali. Il monitoraggio è stato condotto per 7 giorni continuativi; in contemporanea sono statieeffettuate 51 misurazioni brevi, il più vicino possibile alle abitazioni dei 119 cittadini presi a campione, scelti fra la popolazione compresa tra i 35 e i 70 anni e residenti nella zona presa in esame da almeno 5 anni.
Dell’area considerata facevano parte uno scalo di smistamento, due stazioni con i loro ingressi e un impianto di lavaggio treni; tutto il rumore non correlato al transito ordinario in campo aperto è stato etichettato come rumore ferroviario non convenzionale.
Al monitoraggio ambientale è stata affiancata la somministrazione, al campione prescelto, di un questionario contenente domande puntuali sulle fonti del rumore per valutare gli effetti sulla salute derivanti dall’esposizione alle vibrazioni e al rumore ferroviario.
Il tema delle vibrazioni costituisce una questione ancora aperta: infatti, il disturbo arrecato dal rumore ferroviario è considerevolmente maggiore in aree esposte anche a vibrazioni e lo è ancor di più nelle zone residenziali, specialmente nelle ore serali e notturne, perché provoca disturbi del sonno.
L’articolo mette in risalto come la presenza di vibrazioni accentua la percezione del rumore ferroviario e fa sì che il conseguente disturbo (“l’annoyance”) diventi in intensità confrontabile con il rumore da traffico stradale, da sempre ritenuto più fastidioso del rumore ferroviario.
Inoltre, fattori quali la presenza di balconi o finestre di fronte ai binari possono amplificare il disagio percepito.
I risultati suggeriscono anche che il fastidio provocato dal rumore ferroviario sulle persone nella componente “non convenzionale”, come i fischi, le grida e le frenate, sia diurni che notturni, sia percepita come particolarmente disturbante a bassi livelli di esposizione da rumore da traffico ferroviario convenzionale.
L’articolo presenta una serie di curve dose-risposta che potranno essere utilizzate al legislatore per regolamentare la materia, tenendo conto dell’effettivo disturbo della popolazione.
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