Il 30 marzo scorso, la Commissione Europea ha presentato al Parlamento la relazione (quinquennale) sull’attuazione della direttiva sul rumore ambientale 2002/49/CE (SCARICA DOCUMENTO).
Nel documento si evidenzia che, stando ai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Europa l’inquinamento acustico è la seconda causa di patologie (cardiovascolari e del sonno, in prima battuta) dovute a fattori ambientali, preceduta soltanto dall’inquinamento atmosferico.
In particolare, dai dati acquisiti si rileva che 14,1 milioni di adulti europei sono fortemente disturbati dal rumore ambientale, un numero pari a 5,9 milioni di adulti soffre di gravi disturbi del sonno; in conseguenza, ogni anno si contano 69.000 ricoveri e 15.900 casi di mortalità precoce a causa del rumore ambientale.
Se si pensa che le cifre sopra riportate si limitano a strade, ferrovie e aeroporti negli agglomerati urbani, il quadro non è rassicurante.
A fronte di ciò va ricordato che l’obiettivo della direttiva europea consiste nell’approntare strumenti comuni, anche conoscitivi, atti ad affrontare il problema; la definizione di specifici valori limite è compito degli Stati membri, che stabiliscono autonomamente i livelli di tutela per la propria popolazione.
Nel documento è rilevato che la direttiva ha riscontrato in un certo numero di Paesi notevoli ritardi, dovuti principalmente alla non idonea priorità assegnata alla questione a livello nazionale/locale, in sede di attribuzione delle risorse umane e finanziarie.
Con particolare riguardo all’importante tema delle zone silenziose, ad oggi solo 13 Stati membri hanno provveduto alla loro definizione e individuazione.
In termini operativi, dal documento emerge che i cicli quinquennali per la mappatura del rumore e la pianificazione degli interventi appaiono adeguati, mentre il lasso di tempo di un anno che intercorre fra la conclusione della mappatura e l’adozione dei relativi piani d’azione è ritenuto troppo breve.
Le valutazioni effettuate nell’ambito delle attività previste dalla direttiva dimostrano che le misure per affrontare il rumore hanno costi iniziali elevati e tempi lunghi di recupero dell’investimento finanziario; tuttavia, sono altamente efficienti, se si considera il rapporto tra i costi e i benefici sociali che ne derivano.
In altre parole, il migliore approccio al problema consiste in una politica lungimirante, sostenuta da adeguate basi conoscitive e facilitata da una idonea campagna di informazione e sensibilizzazione dei decisori politici e dei cittadini.
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